Biografia
Ludwig van Beethoven nacque a Bonn, in Germania, il 15 o 16 dicembre 1770 in una famiglia modesta con almeno due generazioni di tradizione musicale.
Suo padre, Johann van Beethoven (1740-1792), era un musicista. Uomo mediocre, brutale e alcolizzato, educò i figli con il massimo rigore.
Sua madre, Maria-Magdalena van Beethoven (1746-1787), era figlia di un cuoco che lavorava per l’arcivescovo-elettore di Treviri. Mite e depressiva, era amata dai suoi figli. Ludwig era il secondo di sette figli, di cui solo tre raggiunsero l’età adulta.
Non ci volle molto perché Johann van Beethoven (padre) si accorgesse del dono musicale del figlio. Pensando al bambino Wolfgang Amadeus Mozart, che una quindicina di anni prima si era esibito in concerti in tutta Europa, iniziò l’educazione musicale di Ludwig nel 1775.
All’età di 14 anni, nel 1784, Beethoven divenne organista aggiunto alla corte del nuovo Elettore Max-Franz, che divenne il suo mecenate.
Beethoven viene notato dal conte Ferdinand Von Waldstein, il cui ruolo si rivela decisivo per il giovane musicista. Egli portò Beethoven a Vienna per la prima volta nell’aprile del 1787, durante il quale ebbe un incontro furtivo con Wolfgang Amadeus Mozart: “Su richiesta di Mozart, Beethoven gli suonò qualcosa che Mozart, considerandolo un pezzo da cerimonia imparato a memoria, approvò piuttosto freddamente. Beethoven se ne accorse e gli chiese di dargli un tema su cui improvvisare e, poiché aveva l’abitudine di suonare in modo mirabile quando era eccitato, ispirato inoltre dalla presenza del maestro per il quale professava un così grande rispetto, suonò in modo tale che Mozart, scivolando nella stanza accanto dove si trovavano alcuni amici, disse loro bruscamente: “Attenti a questo qui, sarà sulla bocca di tutti”.
Nel luglio 1787, la madre di Ludwig morì, gettandolo nella disperazione.
Nel maggio 1789, Beethoven, consapevole delle sue carenze culturali, si iscrive all’Università di Bonn per studiare letteratura tedesca. Il suo insegnante, Euloge Schneider, era entusiasta della Rivoluzione francese e ne parlava con passione ai suoi studenti. Nel 1791 Beethoven incontrò il pianista e compositore Johann Franz Xaver Sterkel, che ebbe una profonda influenza sul modo di suonare il pianoforte di Beethoven e sviluppò il suo gusto per lo strumento.
Il padre di Beethoven morì nel dicembre 1792 e Beethoven non era più legato a Bonn.
Joseph Haydn lo invitò a studiare a Vienna sotto la sua guida. Consapevole dell’opportunità offertagli da Vienna e praticamente privato dei suoi legami familiari a Bonn, Beethoven accettò. Il 2 novembre 1792 lasciò le rive del Reno per non farvi più ritorno.
Alla fine del XVIII secolo, Vienna era la capitale della musica occidentale e rappresentava la migliore possibilità di successo per un musicista in cerca di carriera. All’età di 22 anni, Beethoven aveva già composto molto, ma niente di importante, anche se era arrivato a Vienna meno di un anno dopo la morte di Mozart.
L’insegnamento di Haydn, per quanto prestigioso, si rivelò deludente sotto molti aspetti. Da un lato, Beethoven si rese subito conto che il suo maestro era geloso di lui e negava la sua influenza; dall’altro, Haydn si irritò presto per l’indisciplina e l’audacia musicale di Beethoven.
Nel 1802 cominciò a soffrire di acufeni; in realtà, fin dal 1796, aveva preso coscienza di una sordità che sarebbe progredita irrimediabilmente fino a diventare totale prima del 1820. Costretto all’isolamento dalla paura di dover affrontare in pubblico questa terribile verità, e consapevole che la sua malattia gli avrebbe prima o poi impedito di esibirsi come pianista e forse anche di comporre, pensò per un po’ di tempo al suicidio, poi espresse sia la sua tristezza che la sua fede nella sua arte in una lettera giunta fino a noi come il “Testamento di Heiligenstadt”, che non fu mai spedita e fu ritrovata solo dopo la sua morte.
Fortunatamente, questo non influì sulla sua vitalità creativa. Dopo aver composto la tenera Sonata per violino n. 5, nota come Le Printemps, e la Sonata per pianoforte n. 14, nota come Clair de Lune, fu in questo periodo di crisi morale che compose la gioiosa e poco conosciuta Seconda Sinfonia (1801-1802) e il più cupo Concerto per pianoforte n. 3 (1800-1802), in cui, nella tonalità di do minore, emerge chiaramente la personalità caratteristica del compositore.
Con l’approssimarsi della crisi del 1802, cominciò a emergere l’eroismo trionfante della Terza Sinfonia, nota come “Eroica”.
Nove anni prima della prima della Nona Sinfonia, Beethoven riassunse in una frase quella che per molti versi sarebbe diventata l’opera della sua vita (1815):
“Noi, esseri limitati con menti infinite, siamo nati solo per la gioia e per la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti di noi acquisiscono la gioia attraversando la sofferenza”.
Tornato a Vienna nel dicembre 1826, Beethoven contrasse una doppia polmonite dalla quale non si riprese mai: gli ultimi quattro mesi della sua vita furono segnati da un dolore costante e da un terribile deterioramento fisico.
La causa diretta della morte del musicista, secondo le osservazioni del suo ultimo medico, sembra essere stata uno scompenso della cirrosi epatica. Da allora sono state ipotizzate diverse cause: cirrosi alcolica, sifilide, epatite acuta, sarcoidosi, morbo di Whipple, morbo di Crohn, predisposizione genetica, infezione da virus dell’epatite B.